Mese dell’educazione 2016
Siate liberi e non abbiate paura di dire qualcosa di scomodo, fuori dal coro, o apparentemente impossibile, quando gridate e cantate per la fratellanza tra gli uomini, per la pace. Perdonare, però, non è cosa facile, è sempre molto difficile. Come possiamo imitare Gesù? Da dove incominciare per scusare i piccoli o grandi torti che subiamo ogni giorno? Anzitutto dalla preghiera, come ha fatto Stefano.
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Si comincia dal proprio cuore: possiamo affrontare con la preghiera il risentimento che proviamo, affidando chi ci ha fatto del male alla misericordia di Dio: “Signore, ti chiedo per lui, ti chiedo per lei”. Poi si scopre che questa lotta interiore per perdonare purifica dal male e che la preghiera e l’amore ci liberano dalle catene interiori del rancore. È tanto brutto vivere nel rancore! Ogni giorno abbiamo l’occasione per allenarci a perdonare, per vivere questo gesto tanto alto che avvicina l’uomo a Dio. Come il nostro Padre celeste, diventiamo anche noi misericordiosi, perché attraverso il perdono vinciamo il male con il bene, trasformiamo l’odio in amore e rendiamo così più pulito il mondo.
Papa Francesco, Festa di Santo Stefano 2014
Il perdono è una chiave di umanità. Non è un sentimento da uomini deboli. Al contrario, è una prova di grande forza interiore. Perdonare vuol dire donare totalmente. È il dono, la gratuità che genera società, che contrasta la violenza, che consente all’umanità di progre – dire. L’odio moltiplica l’odio. Il dono, invece, apre alla vita. E il perdono lo fa con una forza molto più grande.Ricordate il brano evan – gelico: “Se amate quelli che vi amano che merito avete?”. La campana è risuonata per farci diventare operatori di pace. La pace che nasce dalle opere di solida – rietà e di giustizia. La pace che nasce dalla coerenza, dalla legalità, dal rispetto dell’altro, dall’amicizia, dal far proprie le speranze e le esigenze degli altri. La pace che nasce dalla fatica di dire no quando è necessario. E di dire sì quando è impegnativo. Il perdono non cancella la memoria. Né la ricerca della verità. Le ferite lasciano delle tracce sulla nostra carne. La violenza non va dimenticata, anche perché ricordare deve servire a non ripetere più. E tuttavia la riconciliazione – che muove da coscienze mature – consente di costruire di nuovo dove c’erano le macerie. Partire da noi stessi, dalla nostra coscienza, dall’amico che ha bisogno e ci sta accanto. E, al tempo stesso, guardare in avanti, compiere uno sforzo per osservare l’orizzonte più lontano. Dobbiamo fare entrambe queste cose. Così aumenterà la nostra voglia di cambiare la società.
Dall’ intervento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella al SERMIG del 29/10/2015